Omaggio a Ferruccio Folkel, nato a Trieste (1921) e morto nel 2002. Ha diffuso in Italia l’umorismo yiddish (“Storielle Ebraiche”, 1991)

 

  1. Succede una disgrazia in casa Blumenfeld. Si gioca a poker in 5, quando il vecchio Cohen ha un infarto e muore senza aver ripreso conoscenza. Dice Blumenfeld a Weiss: "E adesso che cosa facciamo?". "Togliamo i sei", risponde Weiss.  
  1. "E' morto il rabbino Finklestein, che il Signore lo abbia in gloria. Ci vai ai suoi funerali?". "Ma, non lo so ancora. Ma lui verra' ai miei?".  
  1. Psichiatra origine ebraica, ironico, laconico, dicotomico, rare manifestazioni sadomasochiste, cerca anima gemella con cui discutere filatelia et sesso orale. Respinte offerte da nazioni blocco sovietico.  
  1. "E' vero, Moishele, che l'acqua bolle a 100 gradi?". "Si', e' vero". "Ma dimmi Moishele, come sa, l'acqua, di essere a 100 gradi?".  
  1. Che ti cadano tutti i denti meno uno: quello per il mal di denti!  
  1. "Itztig, perchè hai preso una moglie così brutta?". "Sarà brutta fuori ma ti assicuro che interiormente è bellissima". "Allora rivoltala!".  
  1. Finkelstein conversa con Epstein: "Abbiamo sofferto tanto: esilio, ghetti, pogrom... Però li abbiamo fregati". "E come?". "Con la psicoanalisi".  
  1. Il banchiere triestino Schmitz deve recarsi a Parigi. Weiss, il suo socio in affari, gli chiede: "Porti con te la tua amichetta?". "Quando vai a Monaco, ti porti dietro la birra?".  
  1. "Come va Kohn?". "Grazie, va ancora, una o due volte al mese". "Ma Kohn, non intendevo in quel senso! Chiedevo, come va a casa?". "A casa non va assolutamente".  
  1. "Cameriere, mi dia una porzione di quel pesce in gelatina del carrello". "Signore, ma quello è prosciutto!". Schmitz, infastidito: "Ho forse chiesto come si chiama quel pesce?".  
  1. Un piccolo rivenditore di frutta ebreo a Vienna, è diventato il fornitore di un nobile decaduto. "E allora, Shlojmele, - chiede l'aristocratico - oggi hai delle mele per me?". Shlojme gli indica un cesto di belle mele tiroleai. "Credi che un maiale assaggerebbe queste mele?" chiede sprezzante l'aristocratico. "Ne provi una, eccellenza" risponde Shlolme.  
  1. Shmul ha subito un'operazione allo stomaco in seguito alla quale il medico che lo ha operato gli prescrive una dieta severa. Egli è disposto a seguirla, tuttavia non vorrebbe rinunciare allo splendido cholent. Il medico è però inflessibile. Allora Shmul va da un secondo medico, il quale si fa spiegare che cosa è lo cholent, ma alla fine anche lui glielo proibisce. Shmul si reca allora da Weiss, il medico di famiglia, e gli racconta le sue pene. Un ebreo avrà un po’ di comprensione? "Mangia quanto cholent vuoi - gli dice Weiss - Però stai attento, verrai sparato direttamente in cielo!".  
  1. Al ristorante annesso alla Borsa di Francoforte è stato assunto un nuovo gestore che si chiama Katzenstein. Dopo un po' scoppia sulla stampa uno scandalo: un giornalista è venuto a sapere che Katzenstein gestisce il ristorante secondo criteri rigidamente kasher. Il presidente della Borsa, Hochberg, convoca Katzenstein e gli dice: "E' vero ciò di cui è accusato, signor Katzensteìn?". "Si', è vero, signor presidente. Essendo io un ebreo osservante non posso gestire una mensa trejfe!". "Ma signor Katzenstein! I commensali sono quasi tutti battezzati. E se uno ordina del prosciutto?". "Questo non è un problema, signor Hochberg. Se uno mi ordina del prosciutto, io gli taglio alcune fettine di petto di manzo affumicato kasher. Può interrogarli, ma tutti i signori commensali sono d'accordo nell'affermare che mai hanno mangiato in altri posti un prosciutto così buono".  
  1. Nella vetrina di un ristorante kasher sta appeso un quadro raffigurante Mosè. Entra Aaron Horowitz e vede il cameriere con i capelli corti, la faccia perfettamente rasata e una bella giacchetta bianca pulitissima. Diffidente Horowitz chiede: "E’ davvero kasher, qui?". Il cameriere: "Certo, signore. Del resto non vede appeso in vetrina il ritratto di Mosè?". Risponde Horowitz: "Lo vedo sì. Ma francamente parlando, se fosse lei appeso in vetrina e Mosè servisse a tavola, mi fiderei di più".  
  1. Portando con sé l'animale ancora vivo, un ebreo vuoi sapere dal rabbino, al quale si rivolge, se il pavone è un cibo kasher. "No - risponde il rabbino - mio padre che era un santo oltreché un rabbino diceva che il pavone non è un cibo kasher". E confisca il pavone. Poco tempo dopo l'ebreo viene a sapere che il rabbino ha fatto con il suo pavone una bella cenetta in famiglia. Infuriato, si reca a casa sua per rimproverarlo. "Non ti arrabbiare, io l' ho mangiato soltanto in odio a mio padre che era sì un uomo santo, e dunque diceva che il pavone non è un cibo kasher, ma anche un padre terribile. Così ho voluto trasgredire la sua memoria".  
  1. "Signor rabbino - dice Shmuel - sono venuto a confidarle una mia grave mancanza". "Quale?". "Secondo la prescrizione del Signore, ho trascurato di lavarmi le mani prima del pasto". "E come mai?". "Dove mi trovavo non c'era un lavandino". "Ma dove ti trovavi?". "In una trattoria". "Impossibile che non ci fosse un lavandino". "Purtroppo, rabbi, quella trattoria non era kasher. Erano tutte chiuse quelle kasher". "Non dirlo!". "Si', era Yom Kippur, e dunque...". "Disgraziato!"  
  1. Un rabbino ricambia la cena a un suo amico prete. "Che ne dici di questo pranzetto caratteristico, tipicamente ostjuddisch?" "Ottimo davvero. La carpa farcita, l'oca arrosto e anche il kugl erano squisiti". "Pensa poi che questo vino rosso l'ho fatto venire dal Carmelo". "L'ho notato, ma..." "Dimmi tutto". "Mi sembra un po' battezzato". "Non sosterrai proprio tu che, essendo stato battezzato, è meno buono".  
  1. Un aristocratico magiaro molto liberale aveva invitato a cena nel suo castello un celebre rabbino. Sapendo che la sua religione gli proibiva di mangiare determinati cibi, gli aveva fatto preparare piatti rituali ebraici. Accanto al rabbino sedeva il vescovo di Debrecen . "Signor rabbino - intervenne a dire il vescovo - quand’é che mangerà tutte le squisite pietanze che mangiamo noi?". "Al suo pranzo di nozze, eccellenza".  
  1. Avrom va a casa di Ridel suo principale a portargli i rendiconti del mese precedente e lo trova a tavola che mangia prosciutto al forno e salsicce. "Caro Avramole, siedi qui e mangia un po’ di questo prosciutto. E’ squisito". "Mi scusi, signor Ridel, ma la mia religione me lo vieta". "E' vero, per voi non è un cibo kasher". "E' così. E' trejfe". "Allora prendi un bicchiere di vino". "Mi perdoni, signor Ridel, la mia re1igione me lo vieta". "Perché mai?". "Perché questo vino ungherese non è kasher". "Dunque gli ebrei non prendono né cibi né bevande che non sono kasher". "No, cioè sì, signor Ridel, talvolta succede". "E quando?". "Quando siamo in pericolo di vita". Paonazzo in faccia, Ridel, che ha preso da un cassetto una rivoltella, la punta contro Avrom e urla: "Adesso bevi questo vino". Spaventato, Avrom vuota il bicchiere che il suo datore di lavoro riempie di nuovo. "Bevi anche questo, se no ti ammazzo". Avrom, tremante, ubbidisce. Allora Ridel sedendosi tutto rilassato dice: "Non te la sarai mica presa a male, Avramole, era uno scherzo, no?". "Invece sì che me la sono presa a male". "Perché mai?". "Perché non ha fatto lo stesso con quel suo prosciutto al forno?".  
  1. Leo Klein va in un ristorante e ordina una cotoletta di maiale fritta alla viennese, di cui é ghiotto. Mentre la sta gustando, gli si avvicina Isacco Blumenfeld che, con voce sibilante di rabbia, gli dice: "Tu sai quanto ti costerà questo cibo trejfe?". "Poco - gli risponde Leo Klein - soltanto una corona e dieci pfennig".  
  1. Un venerdì sera Itzig si trova a Sighet, in Ungheria, da certi suoi parenti e viene trattenuto a cena. Ci sono delle splendide carpe in gelatina. I parenti si informano: "Cosa fa mamma Sosha?". "Morta" risponde Itzig e, mentre le donne scoppiano in un pianto dirotto e gli uomini scuotono costernati il capo, si serve un’enorme porzione di pesce. Viene poi portata in tavola l'oca ripiena con contorno di gnocchi. "E cosa combina il cugino Yossel?" chiedono ancora gli ospiti. «Annegato» dice Itzig e, mentre si rinnovano i lamenti, spazza via l'oca,  un pezzo dopo l'altro. Alla fine viene servita una splendida torta di mele, bella e croccante. "Come va la suocera di Yossel?" chiedono le signore. "E’ dipartita per gli acciacchi dell’età" sostiene Itzig. Questa volta però viene contraddetto. "Non può essere - sostiene un altro ospite - l’ho vista due giorni fa". "Può darsi - ammette tranquillamente Itgiz - finché si mangia per me sono tutti morti...".